SEZIONE I – SCOPO DELLA TESI, TIPI E MODI DI LAVORO
3. Esistono 2 idealtipi di tesi:
3.1. Bibliografica, ovvero centrata su un esame critico della letteratura di riferimento su un determinato argomento;
3.2. Tesi di ricerca: centrata su un disegno di ricerca preciso e metodologicamente solido, coerentemente al quale il/la tesista svolge un qualche tipo di indagine empirica su un determinato argomento.
4. La tesi, a maggior ragione se di tipo 3.2, deve partire da una domanda cognitiva a cui lo student/essa cerca di dare risposta attraverso un’analisi critica della documentazione empirica (testi, manufatti, tracce), facendo ricorso alle teorie tipiche di una certa disciplina. Per costruire la documentazione empirica, ovvero gli oggetti dell’analisi, lo studente deve avere un’alfabetizzazione metodologica minima e una sufficiente dimestichezza con uno o più strumenti d’analisi. A questa domanda si presuppone non debbano già esistere risposte, tanto meno nella mente dello studente, che deve restare aperto a ogni conclusione cui porti l’analisi.
5. La tesi, o parti di essa, non devono avere carattere prescrittivo o manualistico (si deve fare questo o quello), bensì devono descrivere il punto di vista (che può essere anche prescrittivo) dei diversi autori studiati imputandolo ad essi (es. Invernizzi sostiene che la comunicazione d’impresa deve raggiungere…).
6. La tesi non è un trattato enciclopedico, ma un ritaglio concettuale significativo all’interno di una o più discipline finalizzato all’analisi, al commento, alla strutturazione del progetto/raccolta di dati/analisi di caso. Può dunque contenere una breve “storia delle idee” ma soprattutto dovrà soffermarsi a fornire i necessari appigli teorici utili/funzionali alla comprensione/trattazione del resto del lavoro. Per il resto, non si dovrebbe infliggere al lettore nulla di eccedente.
7. Qualsiasi tipo di analisi, raccolta di dati, adozione di teoria, ha come presupposto l’assunzione di una posizione critico/interpretativa da parte dello studente, disponibile alla smentita in corso d’opera, e deve essere chiaramente presentata nelle conclusioni.
